Nell'edizione originale di THE BRONZE HORSEMAN alla fine del libro Paullina ha scritto una piccola appendice dedicata ai suoi nonni.
Questa parte inspiegabilmente non è stata pubblicata nell'edizione italiana e sinceramente non ne capisco il motivo visto che Il cavaliere d'inverno è dedicato proprio ai nonni di Paullina.
DEDICA INIZIALE
Ai miei adorati nonni, Lev e Maria Handlersopravvissuti alla Prima Guerra Mondiale,alla Rivoluzione d’ottobre e alla Guerra Civile,scampati alla Seconda Guerra Mondiale,all’assedio di Leningrado e all’evacuazione,alla carestia e alle purghe,a Lenin e a Stalin e,verso il tramonto della loro vita,a venti estati senza aria condizionata a New York.Che Dio li benedica.
PARTE INEDITA
La storia di Lev e Maria
Tributo di Paullina Simons ai suoi nonni, sopravvissuti al terribile Novecento russo
" I miei nonni, Lev e Maria Handler, si conobbero in
una fabbrica di Leningrado quando lui aveva venticinque anni e lei ventuno.
Maria lavorava in catena di montaggio e Lev era un ingegnere e progettista di
motori.Stettero insieme per due anni prima di sposarsi
nel 1934. Mio padre, Yuri, nacque nel 1936, mio zio, Alex, nel 1938. Vissero a
Leningrado in una via chiamata Quinto Soviet, in due stanze in un appartamento comune
che ho usato come scenario per “Il cavaliere d’inverno”.Erano in sei prima che la Seconda Guerra Mondiale
cominciasse: i miei nonni, mio padre e suo fratello, i genitori di mio nonno.Mia nonna fu una delle pochissime donne sovietiche
all’epoca che non lavorava fuori casa. Mio nonno non voleva una moglie esausta
che tornava a casa tardi, e così lei restò a cada e si occupò di lui, dei
genitori di lui, e dei propri figli. Lei fu veramente felice di questa
sistemazione, “Perché faceva piacere a tuo nonno.”Nell’Agosto 1941, mia nonna con i suoi figli, di
cinque e due anni, e i suoi suoceri, cavalcò uno degli ultimitreni che uscivano da Leningrado. Furono evacuati
in un piccolo villaggio a 1500
miglia di distanza [da Leningrado] nella provincia di
Saratov sul Volga, cento miglia a nord da Stalingrado. Mio nonno, un operaio
specializzato ed essenziale, restò a Leningrado. La sua fabbrica venne
velocemente riconvertita alla fabbricazione di aerei, e lui venne assegnato
alla progettare e riparare i loro motori.Durante l’evacuazione, mia nonna venne separata
dai suoi figli e dai suoi suoceri – venne imbarcata su una barca sul Volga
mentre loro viaggiavano su un’altra. Lei aveva tutti i soldi (anche se non per
molto: venne rapinata durante la notte) e i suoi suoceri avevano i documenti, i
bagagli e i bambini. Fu diversi giorni prima che venissero riuniti al loro
luogo di evacuazione designato, ma ora erano spezzati e sarebbero rimasti senza
un soldo finchè lo stipendio di mio nonno non fosse finalmente arrivato al
villaggio in cui sarebbero vissuti lontano dalla guerra.La madre di mia nonna, Dusia, restò indietro a
Leningrado per rimanere con il suo compagno da trent’anni, Mikhail; ma solo qualche
settimana dopo l’evacuazione lui morì di tubercolosi. Dusia allora si trasferì
all’appartamento del Quinto Soviet con mio nonno. Vissero lì durante il primo
terribile inverno dell’assedio tedesco quando mezzo milione di civili sovietici
morirono di fame e pestilenza. Mio nonno dice che lui sopravvisse solo grazie
alle escursioni di Dusia attraverso la Neva gelata per barattare con i suoi amici
contadini, commerciando oggetti personali per le patate.Credendo, tuttavia, che non sarebbe sopravvissuto
attraverso un altro inverno in una città assediata, mio nonno si unì all’Armata
Rossa nell’estate del 1942. Il suo talento nel riparare tutti i tipi di motori
era molto richiesto e divenne un tenente decorato. Dusia
restò a Leningrado per il resto della guerra, eternamente sopravvissuta –
finchè il cancro allo stomaco la reclamò nel 1977 a ottantatre anni.
Il padre di mio nonno, Wolf Lazarevich, era un
professore di matematica. Morì di polmonite nel settembre 1943 a sessantun anni.
Durante il suo breve periodo di evacuazione, Wolf insegnò matematica agli
abitanti del villaggio e fu così amato che quando morì gli fecero una
processione funebre - portando il suo corpo sopra le loro teste attraverso il
villaggio - e una sepoltura cristiana (anche se lui era ebreo).Mio nonno rimpianse per tutta la vita di non aver
più rivisto suo padre dopo il giorno in cui lo mise sul trenod’evacuazione nel 1941. Wolf era già morto quando
suo figlio ottenne finalmente una licenza di dieci giorni per visitare la sua
famiglia nel loro villaggio.A tutt’oggi, mio nonno piange per suo padre e lo
ama profondamente.
Io e i miei genitori lasciammo l’Unione Sovietica
per l’America nel 1973 e mio zio e la sua nuova famiglia presto ci seguirono. I
miei nonni, ora in pensione, sentivano terribilmente la mancanza dei loro figli
e nipoti. Così nel 1979 accettarono l’invito di mio padre di venire a vivere
con noi negli Stati Uniti. Mio nonno, allora di settantadue anni, arrivò al JFK
portando la sua preziosa canna da pesca sovietica – perché non pensava che
potessero fabbricare canne da pesca come quella in America.Vissero con i miei genitori nella loro casa per
cinque anni, e poi da soli nel Maine per dieci. Per gli ultimi sei sono tornati
di loro spontanea volontà in casa di mio padre. I miei genitori e mio zio
stanno in Nord Caroline.Nel luglio del 2001, Lev e Maria sono sposati da
quasi 67 anni – anche se mia nonna, sbattendo le ciglia civettuola, ama dire
che sono “inisieme da sessantanove”. Lui compirà 94 anni in luglio e lei
entrerà nei novanta in agosto. Lui dice, “Tua nonna potrà non essere la donna
più bella del mondo ma è la più cara.”Mio nonno dissoda ancora il suo giardino in
primavera e pianta pomodori e cetrioli anche se la sua schiena comincia a
dargli noie; mia nonna fa ancora il pane e cucina tutte le loro cene da sola anche
se si lamenta dell’artrite. Bisticciano e litigano come se avessero diciassette
anni e passano ogni minuto di ogni giorno insieme. Dopo averli osservati
discutere per un po’, mio padre una volta ha chiesto, “C’è stato un giorno nel
vostro matrimonio in cui voi due non abbiate bisticciato?” E mio nonno ha
replicato, “Sì, ma quello è stato un giorno sprecato.”
Leggono in continuazione, seguono avidamente l’attualità,
sono fanatici dell’hockey, guardano i film americani anche se non parlano
inglese, e amano davvero le soap opera messicane tradotte in russo (a quando
pare tradotte sono anche meglio). Mio nonno ha due parabole satellitari così
può prendere i canali russi su una e i film sull’altra.
Mia nonna dice, “Non possiamo morire; tutto nella
vita è ancora così affascinante.”Mio nonno dice, “Non voglio morire fino a quando
non avrò il tuo Cavaliere d’Inverno tradotto tra le mie mani, Paullina. Appena
avrò finito di leggerlo, allora potrò morire.”
***
Dopo la fine della guerra, i miei nonni e mio
padre e mio zio vissero a Mosca presso alcuni parenti mentre Leningrado veniva
riscostruita. Tornarono al Quinto Soviet alla fine degli anni Quaranta e
continuarono a vivere lì fino al 1963. Entrambe le mie vedove bisnonne vivevano
nelle stanze con loro. La madre di mio nonno morì nel 1953 di infarto. Nel
1962, mio padre, ventisei anni, incontrò mia madre, ventidue, e la sposò due
mesi dopo (nonostante l’inconveniente di un impegno di nozze precedente). I
miei genitori continuarono a vivere separati dopo il loro matrimonio perché non
c’era una stanza per mia madre nelle stanze dei miei nonni.Fu quando mia madre restò incinta di me (non so
come!) che la vita migliorò leggermente. I miei nonni, dopo aver passato anni
in lista d’attesa, ottennero finalmente un piccolo appartamento con una camera
da letto per conto loro in cui andarono con la mia bisnonna. E
così mia madre, mio padre, e io, restammo in una stanza al Quinto Soviet mentre
mio zio, mia zia e il loro bambino vissero nell’altra.
Aprile 2001 "
POST COLLEGATO: Paullina ricorda la nonna
in arrivo il nuovo post con tutte le informazioni sul nuovo libro di Paullina Simons!
5 commenti:
Dopo averli osservati discutere per un po’, mio padre una volta ha chiesto, “C’è stato un giorno nel vostro matrimonio in cui voi due non abbiate bisticciato?” E mio nonno ha replicato, “Sì, ma quello è stato un giorno sprecato.”
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Che emozione grandissima mentre leggevo la storia dei nonni di Paullina! Mi sembrava di vedere una fotografia di Alexander e Tatiana! Che bello!
Francesca
Meraviglioso...Ho tanta nostalgia di Tatiana e Alexander
è davvero meraviglioso!! non avendo avuto internet per un pò di giorni non passavo da tempo qui e bè!! che incredibile sorpresa!!! mi sono veramente commossa!!! la storia di Lev e MAria..Alexander e Tatiana! grazie!!!
davvero commovente...un amore incorruttibile,fresco e tenero proprio come quello di Tatia e Shura.È indiscutibile che nella trilogia Paullina si sia molto ispirata ai suoi nonni a cui è molto legata.È bello veder come la genuinità di certi sentimenti cresca col tempo,ciò mi infonde tanta fiducia.
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